Iva Berasi - articoli, lettere e interviste dalla stampa | |||||
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In questi giorni di agosto il dibattito politico verte su nuovi progetti di corsa al centro, sulle conflittualità nel Pd, ma anche sulla divisione dei Verdi. Il quadro è quello del livello nazionale con il lancio di un manifesto ecologista da parte di chi non condivide la presidenza Francescato-Pecoraro. I Verdi non sono più nel parlamento italiano: il progetto «Sinistra e Libertà», che non ho mai condiviso unitamente alla gran parte dei Verdi trentini, ha fatto sparire i Verdi italiani anche dal parlamento europeo. Eppure, perfino in un momento di crisi come quello attuale, i problemi ambientali — legati innanzi tutto ai rischi per la salute delle persone, alla qualità della vita e ai grandi problemi che affliggono l’umanità, a partire dai cambiamenti climatici — occupano sempre i primi posti nei sondaggi anche in Trentino. Alle europee, i Verdi francesi sono spalla a spalla con i socialisti, quelli tedeschi al terzo posto, come in Danimarca e Lettonia, al quarto posto in Svezia, in forte crescita in Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Finlandia e con il primo seggio europeo in Grecia e Romania. In Italia e in Trentino, invece, sembra esistere una frattura tra la cultura verde–ambientalista, fondamentale per il futuro del nostro pianeta, e il consenso elettorale che riesce a ricevere la forza politica che questa cultura storicamente rappresenta. I servizi e le attività legate all’ecologia che contribuiscono alla salvaguardia ambientale — come la bioedilizia, il risparmio energetico con le molteplici ricerche e applicazioni nel campo delle energie alternative, le aree protette, la gestione dei rifiuti — sono in questo momento gli unici settori che non perdono ma creano posti di lavoro. Lo stesso presidente americano, Obama, ha investito sull’energia alternativa e sulle automobili meno inquinanti, non solo come intervento ambientale, ma nella consapevolezza delle migliaia di posti di lavoro che il settore può offrire. Tuttavia, negli appuntamenti elettorali, da noi i Verdi non riescono a raccogliere il consenso proporzionale al loro impegno e alla loro capacità progettuale nella soluzione delle problematiche ambientali che riguardano ciascuno di noi e il futuro dei nostri figli. Rispondere a questa domanda è trovare la soluzione del calo di consensi che ci ha accompagnato in questi ultimi anni: noi evidenziamo i problemi e da molto tempo ormai anche le risposte, ma gli elettori danno il consenso e delegano le soluzioni a partiti che non brillano per cultura e sensibilità ambientale. Così i problemi rimangono o si aggravano ulteriormente, a scapito sia dell’ambiente sia dei cittadini. Ne è esempio il ritorno all’energia nucleare, senza prima una seria pianificazione in merito all’utilizzo di altre fonti energetiche a partire dall’energia solare, attraverso un piano straordinario di copertura con pannelli fotovoltaici di tutte le strutture industriali, artigianali, agricole e interportuali del Paese. Avanzo qualche ragionamento come contributo a un dibattito che vedrà impegnati nei prossimi mesi anche i Verdi trentini. L’essersi spostati troppo a sinistra a livello nazionale ha allontanato un elettorato al quale questa collocazione non appartiene; e il livello nazionale ha penalizzato anche il risultato locale, nelle ultime competizioni elettorali, dove il consenso è stato più sulle persone che non sulla forza politica. Sempre attuale il vecchio slogan «né di destra, né di sinistra», ma insieme per la soluzione di problemi che condizioneranno il futuro delle comunità. Bisogna lavorare con convinzione per un maggior coinvolgimento di settori diversi della società civile, a partire dai giovani, dalle donne e da quei piccoli imprenditori del mondo artigianale, agricolo e industriale, numerosi in Trentino, che hanno fatto della qualità e del rispetto ambientale un valore aggiunto per le loro aziende; occorre una dirigenza scelta con attenzione al territorio, spazio a forze e idee innovative che sappiano valorizzare il patrimonio storico del partito, culturale e umano, capirne le potenzialità e ricostruire il consenso partendo dal basso con una contaminazione diffusa. Queste risorse sono presenti sul territorio. Dobbiamo riuscire a coinvolgerle, a farle diventare protagoniste, per essere interlocutori credibili e di riferimento sui problemi che impegneranno anche il governo provinciale per il futuro. Serve ritrovare la consapevolezza e la responsabilità della necessità di esserci, la passione e la condivisione per un impegno civile alla costruzione di una vita più serena e migliore per tutti, oggi e domani. Anche la comunicazione è determinante per essere intercettati per quello che siamo e siamo capaci di dare. Il nostro amato «Sole che ride » sembra non riuscire a rappresentare la nostra capacità di forza politica di proposta, dopo la necessaria fase che fu di protesta, e allora dobbiamo avere il coraggio di cambiarlo. Il Trentino e l’Alto Adige possono fungere da laboratorio nazionale per un rinnovato impegno civile, per avviare la trasformazione ed essere da traino al resto d’Italia, sfruttando quel ritorno di immagine che ancora abbiamo, dovuto alle percentuali raggiunte in passato, a un impegno che ha saputo condizionare in parte l’azione politica con ricadute positive sul territorio e alla percezione che siamo persone pronte a fare la differenza anche nel quotidiano, a dare l’esempio prima di chiedere l’impegno ad altri. Mi permetto di avanzare l’ipotesi che il vero centro siamo noi Verdi, che in una situazione storica come questa, con i potenziali rischi ambientali in essere a livello planetario ma anche locale, dobbiamo unire le persone di buona volontà, al di là di ogni colore politico, per provare a fermare il degrado reale e culturale che minaccia l’ambiente e le persone, invertendo la rotta per andare verso scelte ecologicamente sostenibili in tutti i settori della società. Non si intende tornare al passato, bensì vivere il presente con maggiore equità e responsabile qualità della vita, guardare al futuro con l’impegno di garantirlo ai nostri figli. Possiamo riuscirci solo tralasciando le diverse posizioni ideologiche, investendo sulle risposte ai bisogni di tutti, nella consapevolezza delle risorse a disposizione, unendo le forze di tutti quei cittadini, e sono tanti, che credono e sperano ancora in un mondo migliore. Iva Berasi
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IVA BERASI |
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